Quanti frequentano le nostre riunioni di culto evangelico notano, oltre che alla mancanza di tutte quelle forme fastose di contorno alle funzioni religiose, quali candele, altari, immagini ed abiti speciali, anche l'assenza di preghiere recitate, ormai tradizionali nell'ambito della cristianità, e un modo di pregare che a primo giudizio viene definito "non convenzionale", che non consiste in un silenzio impenetrabile, quanto piuttosto in una libera e sincera espressione di lode e adorazione a Dio.
Effettivamente, nelle nostre chiese, il credente non è uno spettatore silenzioso, ma partecipa attivamente all'adorazione "in Spirito e Verità", esprimendo liberamente i propri sentimenti verso il Signore che sente vicino, vivente e reale, per l'edificazione personale e dell'intera comunità.
Sebbene ogni cosa sia sempre "fatta con decoro e con ordine" come esprime la Scrittura, la vera adorazione a Dio non può prescindere dal coinvolgimento emotivo personale e dalla guida dello Spirito Santo.
Gesù stesso, nel Vangelo di Giovanni, insegnò che la preghiera non è qualcosa di silenzioso e schematico quando disse: "...i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità"(Giov. 4:23). Non guidati da regole, ma dallo Spirito, non recitando preghiere "preconfezionate", ma sospinti dalla Verità.
Anche l'apostolo Paolo, parlando dell'ordine del culto, non insegna ai cristiani ad assistere alle "funzioni religiose", bensì li invita a contribuire in modo ordinato alle elevazione della comunità "Quando vi radunate, avendo ciacuno di voi un salmo, un insegnamento, o una rivelazione, o un parlare in altra lingua, si faccia ogni cosa per l'edificazione" (1 Cor. 14:26). Inoltre la Sacra Scrittura è ricolma di testimonianze, sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento, che rivelano l'adorazione corale a Dio. La necessità di introdurre una "liturgia" per la preghiera e la recitazione di preghiere prestabilite, si verificò nel momento in cui, a causa della mancanza di una profonda esperienza spirituale di coloro che si convertivano, si perse l'immediatezza e la spontaneità del vero culto cristiano.
Un ritorno alla forma originale del culto cristiano "in spirito e verità" si manifestò nei vari risvegli religiosi di ogni epoca, fino a quello attuale dal quale sono sorte le nostre comunità evangeliche.
Parlando invece della preghiera del Padre nostro, la motivazione per la quale nelle nostre chiese non è recitato è che, come cristiani evangelici, riteniamo doveroso attenerci a quanto la Bibbia afferma e quindi, quanto non risulta attuato praticamente nella Chiesa del Nuovo Testamento lo riteniamo superfluo e spesso in contrasto stridente con la semplicità del culto cristiano. Osservando infatti il Nuovo Testamento notiamo che è presente il testo di una sola preghiera comunitaria, ed in essa non è presente alcun riferimento al "Padre Nostro". Infatti è scritto: "Essi...alzarono di pari consentimento la voce a Dio, e dissero:... (Atti 4:24-30), segue poi il testo di una preghiera spontanea pronunciata dai credenti di Gerusalemme. Sempre negli Atti degli apostolo, troviamo almeno diciassette riferimenti a preghiere individuali e comunitarie e mai una sola volta si fa riferimento al Padre Nostro.
Inoltre è curioso notare che proprio la preghiera del Padre Nostro è riportata in due vangeli, ma in modo differente (Matteo 6:9-13; Luca 11:2-4). Basta confrontare i due testi per notare la differenza e quindi obiettivamente ritenere che non può trattarsi di una formula di preghiera.
Concludendo, in Romani 8 è scritto: "Avete ricevuto lo Spirito di adozione per il quale gridiamo: "Abbà! Padre". Lo Spirito stesso sovviene alla nostra debolezza, perchè noi non sappiamo pregare come si conviene, ma Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili". Il termine Abbà riportato nel testo significa letteralmente "Papà", e questo ci parla di come Dio è invocato dal credente in modo familiare, con libertà ed intimità. La semplice lettura di queste parole del Nuovo Testamento, assieme a tante altre, ci rivela che la preghiera è ispirata, al momento, dallo Spirito Santo, è una elevazione dell'anima del credente verso Dio.
(liberamente tratto da "A Domanda Risponde", F. Toppi, ADI-Media, pp 140-147)
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Perchè il nostro modo di pregare è libero e non una recitazione?
