Riflessioni Cristiane

03 dic, 2023
di David Wilkerson (1931-2011)
28 nov, 2023
di Charles H. Spurgeon (1834-1892)
26 nov, 2023
Culto di battesimi a Lugo
19 nov, 2023
Dove sei? di D. L. Moody (1837-1899) La primissima cosa che accadde quando fu giunta in cielo la notizia della caduta dell'uomo, fu che Dio discese alla ricerca del perduto. Mentre Egli cammina attraverso il giardino nella brezza del giorno lo sentiamo chiamare: "Adamo! Adamo! Dove sei?". Era la voce della grazia, della misericordia, e dell'amore. Dal momento che era Adamo il trasgressore, avrebbe dovuto essere lui a cercare Dio. Essendo caduto, avrebbe dovuto cercare in tutto Eden gridando: "Dio mio! Dio mio! Dove sei?". Ma invece fu Dio a lasciare i cieli per cercare nell'oscurità del mondo il ribelle che era caduto - non per cancellarlo dalla faccia della terra, ma per trovare per lui un modo di sottrarlo alla miseria del suo peccato. E infine lo trova - dove? Tra i cespugli del giardino, mentre cerca di nascondersi dal suo Creatore. Nel momento in cui si interrompe la comunione tra l'uomo e Dio, anche se l'uomo in questione dichiara di essere un figlio di Dio, egli cerca di nascondersi da Lui. Quando Dio lasciò Adamo nel giardino, questi era in comunione col suo Creatore, e Dio parlava con lui; ma in seguito alla sua caduta, Adamo non desiderava vedere il suo Creatore, avendo perso la comunione con Lui. Non può sopportare di vedere Dio, e neppure di pensare a Lui, e così scappa via per nascondersi da Dio. Ma il suo Creatore cerca l'uomo, diretto al suo nascondiglio. "Dove sei, Adamo? Dove sei?". Sono passati 6.000 anni e questo testo è giunto di era in era fino a noi. Dubito che tra gli uomini, figli di Adamo, ci sia qualcuno che non ha mai sentito in qualche periodo della sua vita - talvolta nell'ora più buia - "Dove mi trovo? Chi sono? Dove sto andando? E quale sarà la fine di tutto questo?". Penso sia una buona cosa per l'uomo fermarsi e porsi questa domanda. Vorrei che ve lo chiedeste voi tutti, tanto i piccoli quanto gli anziani. Non vi dico di chiedervi dove vi trovate rispetto al vostro prossimo; non vi chiedo dove vi trovate rispetto ai vostri amici, o rispetto alla comunità dove vivete. Ha ben poca importanza sapere dove siamo agli occhi degli altri, o sapere cosa essi pensano di noi; ma è di grandissima importanza conoscere cosa Dio pensa di noi - sapere dove ci troviamo agli occhi di Dio; è questa la domanda che dobbiamo porci adesso. Sono io in comunione col mio Creatore, o sono al di fuori di questa comunione? Se non sono in comunione con Lui, non ho pace, né gioia, né felicità durevole. Nessun uomo sulla faccia della terra, che non sia in comunione col suo Creatore, può aver mai conosciuto cosa siano la pace, e la gioia, e la felicità, e il vero conforto. Egli è del tutto estraneo a queste cose. Ma quando siamo in comunione con Dio, la Sua luce illumina il sentiero della nostra vita. Ponetevi dunque questa domanda. Non pensiate che io stia predicando ai vostri vicini, ma ricordate che sto cercando di parlare proprio a voi, a ciascuno di voi singolarmente. Fu la prima domanda posta all'uomo dopo la sua caduta, e Dio aveva un auditorio tutt'altro che vasto - solo Adamo e sua moglie. Ma era Dio a predicare; e sebbene essi cercassero di nascondersi, le parole li raggiunsero ugualmente. Lasciate che raggiungano anche voi. Potete pensare che la vostra vita sia nascosta, che Dio non sappia nulla di voi. Ma Egli conosce le nostre vite molto meglio di quando noi crediamo di conoscerle; e i Suoi occhi sono sopra di noi fin dalla nostra più tenera infanzia e fino ad oggi. "Dove sei?". Preferisco distinguere coloro che mi stanno ascoltando in tre categorie: i Cristiani professanti, i cristiani caduti, e gli empi. Prima di tutto, vorrei porre una domanda ai Cristiani professanti, o meglio, lasciare che sia Dio a porgliela: Dove siete? Qual è la vostra condotta nella chiesa, e tra i vostri conoscenti? I vostri amici riconoscono che appartenete completamente al Signore? Potete essere Cristiani professanti da venti, forse trenta, o anche quarant'anni. Bene, ma dove siete stasera? State procedendo in avanti verso il cielo? E potete rendere conto della speranza che è in voi? Supponete che io ora chieda ai Cristiani professanti presenti in questo luogo di alzarsi in piedi; vi vergognereste di alzarvi? Supponete che io chieda a ognuno che qui si professa figlio di Dio, "Se la morte tagliasse il filo della tua vita adesso, hai buone ragioni di credere che saresti salvato?". Riusciresti a stare in piedi davanti a Dio e agli uomini, e a dire che hai un buon motivo di credere che sei passato dalla morte alla vita? O ti vergogneresti? Ritorna con la mente agli anni passati: sarebbe coerente che tu dicessi "Sono un Cristiano"? La tua vita coincide con la tua professione di fede? Non si tratta tanto di quello che diciamo, ma di come viviamo. Le azioni parlano più chiaramente delle parole. I tuoi colleghi sanno che sei un Cristiano? La tua famiglia lo sa? Sanno che ti sei dato completamente al Signore? Ogni Cristiano che si professa tale si chieda, "Dove mi trovo agli occhi di Dio? Il mio cuore è fedele al Re del cielo? La mia vita di tutti i giorni è coerente con quella che vivo nella chiesa del Signore? Sono una luce in questo mondo di tenebre?". Cristo dice, "Voi siete Miei testimoni". Egli era la Luce del mondo, e il mondo non ha voluto ricevere la vera Luce; il mondo si è ribellato contro di essa, e ora Cristo dice, "Vi lascio in questo mondo perché testimoniate di Me; vi lascio qui perché mi siate testimoni". Questo si intende quando si dice che i Cristiani devono essere epistole viventi, conosciute e lette da tutti gli uomini. Allora, la mia vita testimonia di Cristo come dovrebbe in questo mondo di tenebre? Se un uomo è per Dio, abbandoni le cose del mondo e si metta a servizio del Signore; e se invece è per il mondo, rimanga nel mondo. Questo servire Dio e il mondo allo stesso tempo - questo stare da entrambe le parti contemporaneamente - è la maledizione della Cristianità presente. Essa ritarda più di qualunque altra cosa il progresso del Cristianesimo. "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua". Ho sentito di tante persone che pensano che far parte della chiesa, e aver fatto una professione di fede, basti per il resto dei loro giorni. Ma c'è una croce che tutti noi dobbiamo portare ogni giorno. Oh, figli di Dio, dove vi trovate? Se Dio vi apparisse stanotte nella vostra camera da letto e vi facesse questa domanda, cosa rispondereste? Credete di poter dire con sincerità: "Signore, ti sto servendo con tutto il mio cuore e con tutta la mia forza; sto facendo fruttare i talenti che mi hai dato e mi sto preparando per il Tuo Regno che sta per venire"? Quando mi trovavo in Inghilterra nel 1867, a Londra, c'era un mercante che veniva da Dublino, e stava parlando con un uomo d'affari; quando mi avvicinai, questi mi presentò al mercante. Alludendo a me, quest'ultimo disse al primo: "Questo giovane si è dato completamente a Cristo?" Queste parole bruciarono nella mia anima. Significa molto darsi del tutto a Cristo; ma è quello che dovrebbero fare tutti i Cristiani, e se lo facessero la loro influenza ben presto si sentirebbe nel mondo; se, cioè, i credenti non si nascondessero e facessero sentire la loro voce in ogni occasione. Come ho detto prima, ci sono molti nelle chiese che fanno una dichiarazione di fede, e quella è l'ultima cosa che senti di loro; e quando muoiono devi andare a leggere in qualche vecchio e polveroso registro di chiesa per sapere se erano Cristiani o no. Credo che quando Daniele morì, tutti gli uomini di Babilonia sapessero chi egli avesse servito durante la sua vita. Non avevano bisogno di informarsi leggendo registri. La sua vita testimoniava con i fatti la professione di fede che aveva fatto. Ciò di cui abbiamo bisogno sono credenti che abbiano un po' di coraggio per difendere la causa di Cristo. Quando la Cristianità si sveglia, e ogni credente che appartiene al Signore è disposto a prendere posizione per Lui, è disposto a lavorare per Lui, e, se fosse necessario, è disposto a morire per Lui, solo allora la Cristianità avanzerà, e vedremo prosperare l'opera del Signore. C'è una cosa che temo più di ogni altra, ed è vedere quel freddo formalismo nella chiesa di Dio. Tra tutte le cattive abitudini, non c'è niente di tanto pericoloso per la chiesa quanto un morto, freddo formalismo, che è giunto fin dentro il cuore della chiesa. Ci sono così tanti fra noi che dormono e sonnecchiano mentre le anime intorno a noi e in ogni parte del mondo stanno morendo! Onestamente, credo che noi Cristiani professanti, spiritualmente parlando, siamo tutti mezzi assonnati. Alcuni di noi stanno iniziando a strofinarsi gli occhi per riuscire a tenerli mezzi aperti, ma nell'insieme stiamo dormendo. C'era una breve storia sulla stampa americana che mi è rimasta molto impressa come genitore. Una domenica, un padre portò il suo figlioletto nei campi, e, essendo una giornata calda, si stese sotto un bellissimo albero ombroso. Il figlioletto correva avanti e indietro raccogliendo fiori di campo e piccoli steli d'erba, e tornando da suo padre diceva: "Bello! Bello!". Dopo un po', il padre si addormentò, e mentre dormiva il bambino si allontanò. Quando l'uomo si fu svegliato, il suo primo pensiero fu: "Dov'è mio figlio?". Guardò ovunque, ma non lo vide. Lo chiamò gridando con tutta la voce che aveva, ma poté sentire solo l'eco della sua voce. Corse sulla sommità di una collinetta, si guardò intorno e gridò ancora. Nessuna risposta! Allora si diresse verso un precipizio poco distante, guardò giù, e lì, tra le rocce e i fiori selvatici, vide il corpo lacerato del suo amato figlioletto. L'uomo corse in fretta sul posto, prese quel corpicino senza vita e lo strinse a sé, accusando se stesso della morte del suo bambino. Mentre lui dormiva, il piccolo era caduto dal precipizio. Nell'apprendere questa storia, pensai a quanto essa assomigli alla condizione della chiesa di Dio! Quanti padri e madri, quanti Cristiani, stanno dormendo ora, mentre i loro figli vagano verso il terribile precipizio delle profondità infernali! Padri, dove sono i vostri figli stasera? Forse saranno solo in qualche luogo di ritrovo pubblico, oppure per strada, o si stanno incamminando verso la tomba ubriacandosi. Madri, dove sono i vostri figli? Forse in un locale dove stanno distruggendo la loro anima - gettando via tutto ciò che c'è di caro e sacro per loro? Sapete dove si trova vostro figlio adesso? Padre, puoi essere stato un Cristiano professante per quarant'anni; dove sono i tuoi figli stasera? Hai vissuto in modo tanto devoto, tanto simile a Cristo, da poter dire "Seguite me come io ho seguito Cristo"? Quei figli stanno camminando nella luce, verso la gloria del Signore? Sono stati raccolti nel gregge di Cristo, e i loro nomi sono stati scritti nel Libro della Vita dell'Agnello? Quanti padri e quante madri oggi sono in grado di rispondere? Vi siete mai fermati a pensare che la colpa possa essere vostra, e che non siete stati fedeli verso i vostri figli? Potete essere certi che fintanto che la chiesa continuerà a vivere come il mondo, non potremo aspettarci di vedere i nostri figli darsi a Cristo. Vieni, O Signore, e sveglia ogni madre, e possa ognuno di noi genitori sentire il valore delle anime dei figli che Dio ci ha donati. Possano essi nella loro vecchiaia non dover temere la morte, ma siano piuttosto una benedizione per la chiesa e per il mondo. Non molto tempo fa la sola figlia di un mio amico agiato si è ammalata ed è morta. Il padre e la madre rimasero al suo capezzale mentre ella moriva. L'uomo aveva passato tutta la vita ad accumulare beni per lei; le aveva fatto conoscere il fior fiore della società; ma non le aveva insegnato nulla di Cristo. Quando la ragazza giunse a un passo dalla morte, disse: "Aiutatemi; è molto buio, e sento un gelo terribile". I genitori si strinsero le mani angosciati, ma non potevano fare nulla per lei; e la povera ragazza morì nell'oscurità e nella disperazione. Cosa potevano fare per loro i beni e le ricchezze? E voi, madri e padri, state facendo la stessa cosa oggi, ignorando l'opera che Dio vi ha dato da compiere. Vi supplico, dunque, ciascuno di voi inizi a lavorare adesso per le anime dei vostri figli! Qualche tempo fa, c'era un giovane, morente, e sua madre pensava che egli fosse Cristiano. Un giorno, passando accanto alla sua stanza, lo sentì dire: "Perduto! Perduto! Perduto!". La madre corse nella stanza e gridò: "Figlio mio, è possibile che tu abbia perso la tua speranza in Cristo, ora che stai morendo?" "No, madre, non è questo; so che c'è una vita dopo la morte, ma io ho perso la mia vita. Ho vissuto ventiquattro anni, e non ho fatto nulla per il Figlio di Dio, e ora sto morendo. Ho vissuto la mia vita per me stesso; ho vissuto per questo mondo, e solo ora che sto morendo, mi sono dato a Cristo; ma la mia vita è perduta". Non si potrebbe dire di molti di noi, che se dovessimo essere chiamati a partire da questo mondo, le nostre vite sono state quasi un fallimento - forse un intero fallimento se consideriamo il nostro compito di far conoscere Cristo agli altri uomini del mondo? Giovani donne! State lavorando per il Figlio di Dio? State cercando di portare a lui le anime di qualche peccatore? Avete cercato di convincere qualche amico o compagno affinché i loro nomi siano scritti nel Libro della Vita del Signore? O preferite dire, "Perduto! Perduto! Molti anni sono passati da quando sono diventato un figlio di Dio, e non ho mai avuto il privilegio di portare anime a Cristo"? Se c'è qualcuno che si professa figlio di Dio che non ha mai avuto la gioia di portare anche solo un'anima nel regno di Dio, oh! Che ricominci daccapo. Non esiste un privilegio maggiore sulla terra. E io credo, amici miei, che non ci sia stato un periodo, almeno ai nostri giorni, in cui l'opera per Cristo sia più necessaria di adesso. Non credo che ci sia mai stato nei vostri o nei miei giorni un momento in cui lo Spirito di Dio sia stato sparso maggiormente sul mondo. Non c'è parte della Cristianità dove il lavoro non viene portato avanti; e sembra che nuove notizie liete stiano arrivando da ogni parte del mondo. Non è dunque il momento per la chiesa di Dio di svegliarsi e venire tutti insieme come un uomo solo ad aiutare il Signore, e sforzarci per scacciare quelle orde infernali di morte che vagano per le nostre strade e che portano sul loro petto quanto di più nobile e di meglio abbiamo? Oh, possa Dio svegliare la chiesa dei credenti! Abbandoniamo i piaceri del mondo, e andiamo avanti e lavoriamo per il Regno del Suo Figliuolo. Ora, come seconda cosa, voglio parlare a coloro che sono tornati nel mondo - ai credenti caduti. Forse qualche anno fa eri un Cristiano professante, e ti sei trasferito in una nuova grande città. Sei diventato membro di una chiesa, e magari insegnante della scuola domenicale; ma vedendo persone che non conoscevi hai pensato di prendertela un po' più comoda - magari andando al culto una volta si e una volta no. Così hai smesso di insegnare alla scuola domenicale; hai abbandonato l'opera per Cristo. Nella tua nuova chiesa non hai ricevuto l'attenzione e il caloroso benvenuto che ti aspettavi. E hai preso l'abitudine di starne lontano. Ora sei giunto tanto lontano che ti si può trovare nei teatri o nei locali mondani, o addirittura in compagnia di persone che bestemmiano o che si ubriacano. Forse sto parlando a qualcuno che è stato lontano dalla casa di suo padre per molti anni. Torna, ora, figlio prodigo; dimmi, sei felice? Sei mai stato felice anche un'ora sola da quando hai lasciato Cristo? Ti soddisfa il mondo, o quelle cose senza valore che hai trovato lontano da casa? Ho viaggiato molto, ma non ho mai trovato una persona che sia tornato a seguire le cose del mondo e che possa dire con sincerità di essere felice. Conoscevo un uomo che era davvero nato da Dio, che non riuscì mai a trovare alcuna soddisfazione nel mondo. Credete che il figlio prodigo fosse soddisfatto del paese straniero dove andò a vivere? Chiedete ai prodighi in questa città se sono davvero felici. "Non c'è pace per gli empi, dice il mio Dio". Non c'è pace per l'uomo che si ribella contro il suo Creatore. Supponendo che egli sia stato fatto partecipe del dono celeste, e che sia stato in comunione con Dio, e che abbia avuto la dolce compagnia del Re del Cielo, e che abbia passato felici ore di servizio per il Maestro, ma che ora sia caduto, può quella persona essere felice? Se lo è, è un chiaro segno del fatto che non si è mai davvero convertito. Se un uomo è nato di nuovo, e ha ricevuto la natura divina, questo mondo non potrà mai soddisfare i desideri della sua nuova natura. Oh, caduti, ho pietà di voi! Ma voglio dirvi che il Signore Gesù ha molta più compassione di quanta ne possa avere chiunque altro. Egli sa quanto sia amara la vita; Egli sa quanto sia buia la tua vita; Egli desidera che tu torni a casa. Oh, credente caduto, torna a casa stasera! Ho un messaggio d'amore da tuo Padre. Il Signore ti vuole, e ti invita a tornare a casa stasera. "Torna a casa, figlio smarrito; torna dalle buie montagne del peccato". Ritorna, e tuo Padre ti accoglierà con amore. So che il diavolo ti ha detto che Dio non vuole avere più niente a che fare con te, perché ti sei allontanato. Se questo fosse vero, ci sarebbero pochissimi uomini in cielo. Davide cadde; Abramo e Giacobbe si allontanarono da Dio; non credo che esista un santo in cielo che in qualche momento della sua vita non si sia allontanato da Dio nel suo cuore. Forse non nella sua vita, ma nel suo cuore. Il figlio prodigo aveva raggiunto la città lontana col suo cuore prima ancora di esserci arrivato fisicamente. Prodigo! Torna a casa stasera. Tuo Padre non vuole che tu rimanga lontano. Pensi forse che il padre del prodigo non fosse ansioso per lui affinché tornasse a casa dopo tutti quei lunghi anni che era stato lontano? Ogni anno il padre aspettava e desiderava che lui tornasse a casa. Allo stesso modo Dio vuole che tu torni a casa da lui. Non importa quanto lontano tu sia andato; il grande Pastore ti riceverà nuovamente tra i suoi figli stasera. Hai mai saputo di un credente che si era allontanato da Dio e che poi, tornato da Lui, sia stato rifiutato dal Signore? Ho sentito di padri e madri terreni che non hanno voluto ricevere i loro figli quando sono tornati; ma sfido ogni uomo ad affermare di conoscere qualche credente che era caduto ma che, con cuore realmente sincero, sia poi tornato a casa e il Signore non abbia voluto riprenderlo con sé. Diversi anni fa, prima che fosse costruita alcuna ferrovia a Chicago, il grano veniva portato dalle praterie dell'ovest con dei carri per centinaia di miglia, per poi essere spedito. C'era un padre che aveva una grande fattoria da quelle parti, e che era solito predicare il vangelo oltre che a lavorare nei suoi campi. Un giorno che il lavoro per la chiesa richiedeva più tempo del solito, mandò suo figlio a portare il grano a Chicago. Attese a lungo che suo figlio tornasse a casa, ma non fece più ritorno. Alla fine, non potendo più aspettare, l'uomo sellò il cavallo e si diresse verso il luogo dove suo figlio avrebbe dovuto vendere il grano. Seppe che era stato lì e che aveva ottenuto i soldi della vendita del grano; allora cominciò a temere che il figlio potesse essere stato ucciso e derubato. Alla fine, con l'aiuto di un investigatore, lo trovò in una bisca, dove scoprì che aveva perso tutti soldi giocando d'azzardo. Sperando di riguadagnare il denaro, aveva venduto il carro, e aveva giocato di nuovo con quei soldi, perdendo anche quelli. Era così finito tra i ladri, e come l'uomo della parabola che andava a Gerico, lo avevano spogliato di tutti i suoi beni e lo avevano abbandonato a se stesso. Cosa poteva fare? Si vergognava di tornare a casa e di incontrare suo padre, così scappò. Il padre capì cosa provava il giovane. Sapeva che il figlio pensava che egli fosse molto adirato con lui. L'uomo era ferito dal fatto che il ragazzo potesse pensare questo di lui. È proprio quello che accade con il peccatore. Egli pensa che, dal momento che ha peccato, Dio non vorrà mai più vederlo. Ma cosa fece quel padre? Disse forse, "Che se ne vada per la sua strada"? No, anzi lo seguì. Sistemò le sue cose e iniziò a cercare suo figlio. Quell'uomo andò di paese in paese, di città in città. Chiese ai ministri delle chiese di quelle città di lasciarlo predicare e, infine, chiedeva all'auditorio se avessero visto suo figlio. Lo descriveva e chiedeva loro di scrivergli se lo avessero trovato. Alla fine, scoprì che era scappato in California, a migliaia di miglia da casa. Pensate che il padre abbia detto "Se ne vada pure"? No; andò fin laggiù a cercare suo figlio. Andò fino a San Francisco, e fece scrivere sui giornali locali che avrebbe predicato in una chiesa del posto in un certo giorno. Arrivò quel giorno, e quando l'uomo ebbe finito di predicare raccontò ai presenti la sua storia, nella speranza che il figlio potesse aver letto l'annuncio ed essere venuto in chiesa. Quando ebbe terminato il racconto, lontano in fondo alla stanza c'era un giovane che aspettava che le persone fossero uscite tutte; poi si diresse verso il pulpito. Il padre guardò, e riconobbe il ragazzo, e gli corse incontro e lo strinse a sé. Il ragazzo voleva confessare quello che aveva fatto, ma il padre non volle sentire una parola. Lo perdonò senza recriminare, e lo riportò di nuovo a casa sua. Oh, prodigo, forse ora stai vagando tra le oscure montagne del peccato, ma Dio vuole che tu torni a casa. Il diavolo ti ha raccontato bugie su Dio; credi che non ti vorrà più vedere. Ma ti dico che Egli ti accoglierà in questo stesso istante se tu torni. Dici: "Mi leverò e andrò da mio Padre". Che Dio ti aiuti a prendere questa decisione. Non c'è nessuno che Gesù non abbia più di quanto abbia fatto quel padre. Non c'è stato giorno da quando Lo hai lasciato che Egli non ti abbia seguito. Non importa quale è stato il tuo passato, o quanto nera sia stata la tua vita, Egli ti riceverà di nuovo. Rialzati dunque, credente caduto, e ritorna ancora una volta a casa di tuo Padre. Non molto tempo fa, a Edinburgo, una signora che era una cristiana fervente, trovò una giovane donna la cui vita era stata guidata dall'inferno a una vita di prostituzione. La signora implorò la ragazza di tornare a casa sua, ma ella rispose di no, perché i suoi genitori non l'avrebbero mai voluta dopo quello che era stata. Questa donna Cristiana conosceva il cuore di una madre, così scrisse una lettera alla madre della ragazza, per farle sapere che l'aveva incontrata, che era pentita e che voleva tornare da lei. Giunse la lettera di risposta, e sulla busta era scritto: "Immediatamente - Immediatamente!". Quello era il cuore di una madre. Aprirono la lettera. Si, la ragazza era perdonata. I genitori volevano che tornasse, e le mandarono dei soldi perché potesse tornare al più presto. Peccatore, ascolta quella dichiarazione: "Torna immediatamente". È quello che il grande e amorevole Dio sta dicendo a ogni peccatore che sta vagando in questo mondo - immediatamente. Si, figlio traviato, torna a casa stasera. Egli ti darà un caloroso abbraccio, e ci sarà gioia nei cieli per il tuo ritorno. Torna adesso, poiché tutto è pronto. Un po' di tempo fa, un mio amico mi disse: Hai mai notato che cosa ha perduto il figlio prodigo andando in quel paese lontano? Ha perso il suo cibo. È proprio quello che perdono i poveri credenti traviati. Non hanno più la manna dal cielo. La Bibbia, il nostro cibo spirituale, è un libro chiuso per essi; non trovano più bellezza o gioia nella Parola di Dio. Poi il prodigo perse il lavoro. Era un ebreo, ma in quel paese lontano gli facevano pasturare dei porci; si trattava di una perdita per un ebreo. Così pure ogni credente caduto perde il suo lavoro. Non può fare niente per Dio; non può lavorare per il Suo regno. È una pietra d'inciampo per il mondo. Amici miei, non lasciate che il mondo inciampi a causa vostra nell'inferno. Il prodigo perse anche la sua testimonianza. Chi poteva credere in lui? Immaginate questa scena: alcuni uomini nativi di quel paese vedono quel povero prodigo vestito di stracci, scalzo e senza copricapo. Lo vedono in mezzo ai porci e uno dice all'altro: "Guarda quel povero infelice". "Cosa?", interviene il giovane, "mi avete chiamato povero infelice? Mio padre è un uomo ricco; ha più vestiti nel suo guardaroba di quanti ne possiate vedere in tutta la vostra vita. Mio padre è un uomo di grande ricchezza e prestigio". Pensate che quegli uomini gli avrebbero creduto? "Quell'uomo misero... figlio di un uomo benestante!". Nessuno gli avrebbe creduto. "Se avesse davvero un padre tanto ricco, andrebbe da lui". Questo vale anche per i credenti traviati; il mondo non crede che siete figli di un Re. Essi dicono, "Perché non vanno a Lui, se c'è tanto cibo alla Sua mensa? Perché non sono a casa del loro Padre?". E poi, un'altra cosa che il prodigo perse fu la sua casa. Non aveva un posto dove abitare in quel paese straniero. Fintanto che aveva del denaro, era stato piuttosto popolare nei luoghi di ritrovo pubblici e tra i suoi conoscenti; aveva tante persone attorno che si professavano suoi amici, ma non appena i suoi beni furono finiti, dov'erano andati a finire tutti quei suoi amici? È questa la condizione di ogni povero credente caduto. Ma ora immagino che qualcuno dica: "Sarebbe inutile che io tornassi. Dopo qualche giorno tornerei un'altra volta dov'ero. Mi piacerebbe molto ritornare a casa di mio Padre, ma temo che non ci rimarrei a lungo". Allora immaginate questa scena: il povero prodigo è tornato a casa, e il padre ha ammazzato il vitello ingrassato, e sono tutti lì, seduti a tavola, e mangiano. Immagino che quelli fossero i bocconi più dolci che il giovane abbia mai mangiato - forse la cena più bella che abbia mai fatto in vita sua. Suo padre è seduto all'altro capo del tavolo; è ricolmo di gioia, e il suo cuore si commuove dentro di lui. Improvvisamente vede il ragazzo piangere. "Figlio mio, perché stai piangendo? Non sei felice di essere tornato a casa?" "Oh, si, padre; non sono mai stato tanto felice quanto lo sono oggi: ma ho tanta paura di poter andare di nuovo in quel paese straniero!". Come, trovate difficile immaginare una scena simile? Se tornate a casa del vostro Padre e cenate con Lui, non sarete mai inclini ad allontanarvi di nuovo. Ora desidero parlare alla terza categoria. La Scrittura dice: "Se il giusto è salvato a stento, dove finiranno l'empio e il peccatore?". Peccatore, che ne sarà di te? Come scamperai? "Dove sei?". È vero che stai vivendo nel mondo senza Dio e senza speranza? Ti sei mai fermato a pensare che ne sarà della tua anima se una malattia improvvisa dovesse colpirti e tu ne morissi? Dove vivresti per l'eternità? Da quello che leggo, il peccatore è senza Dio, senza speranza, e senza scuse. Se non sei salvato, che scusa hai? Non puoi dire che è colpa di Dio. Egli è fin troppo ansioso di salvarti. Voglio dirti stasera che tu puoi essere salvato se lo vuoi. Se davvero vuoi passare dalla morte alla vita, se vuoi diventare un erede della vita eterna, se vuoi diventare un figlio di Dio, impegnati stasera a cercare il Regno di Dio. Ti dico, per l'autorità della Sua Parola, che se cerchi il Regno di Dio tu lo troverai. Nessun uomo ha mai cercato Cristo con tutto il cuore e non l'ha trovato. In quest'ultimo anno ho provato una sensazione solenne. Sono in quelli che chiamano il fiore degli anni, nel mezzo della vita. Guardo la vita come un uomo che ha raggiunto la sommità di una collina, e inizia a scendere dall'altro lato. Ho raggiunto la cima della collina - ammesso che io raggiunga i settant'anni - e ho appena incominciato a discendere dall'altra parte. Sto parlando a molti che si trovano come me in cima a quella collina, e vi chiedo, se non siete Cristiani, fermatevi un paio di minuti, e chiedetevi dove vi trovate. Guardiamo di nuovo alla collina che stiamo salendo. Cosa vedete? Quella laggiù è la culla. Non è lontana. Quanto è breve la vita! Sembra come se fosse ieri. Guardate sulla collina: è una tomba; forse quella di una madre tanto amata. Quando ella è morta, non avete promesso a Dio che lo avreste servito? Non avete detto che il Dio di vostra madre sarebbe diventato il vostro Dio? E non avete preso la mano di vostra madre in quell'ora triste e interminabile, dicendo, "Si, mamma, ci incontreremo in cielo!" State mantenendo quella promessa? Ci state provando? Sono passati dieci anni, quindici - ma siete più vicini a Dio? La promessa ha prodotto qualche frutto di ravvedimento in voi? No, il vostro cuore sta diventando sempre più duro: la notte diventa più buia; giorno dopo giorno si avvicina l'ora in cui la morte vi coprirà con le sue tenebre. Amico mio, dove sei? Guarda ancora. Un po' più sopra la collina c'è un'altra tomba. È quella di un fanciullo. Forse una bellissima bambina, oppure un bambino; e quando quel bambino vi è stato portato via, non avete promesso a Dio, e a vostro figlio, che vi sareste incontrati di nuovo in cielo? State mantenendo la promessa? Pensateci! O state ancora combattendo contro Dio? State ancora indurendo il vostro cuore? I sermoni che fino a cinque anni fa toccavano il vostro cuore, ora non riescono più a scuotervi? Guardiamo ancora una volta giù dalla collina. Lì c'è una tomba; non sapete quanti giorni, settimane, o anni, vi separano da essa, ma è lì che, come ogni uomo, vi state dirigendo. Anche se doveste vivere tutti gli anni di vita concessi a un uomo, amici miei, non è da pazzi rifiutare la salvezza così a lungo? Può darsi che tra le persone a cui sto parlando ci sia qualcuno che tra una settimana sarà nell'eternità. In un auditorio vasto come questo, fino alla prossima settimana la morte potrebbe reclamare qualcuno tra noi; forse io che vi parlo, o forse qualcuno che mi sta ascoltando. Perché lasciare trascorrere un altro giorno senza rispondere? Perché stasera per l'ennesima volta dici al Signore Gesù: "Lasciami stare per questa volta; quando lo riterrò opportuno e ne avrò voglia, Ti chiamerò"? Perché non Lo lasci entrare stasera? Perché non apri il tuo cuore, e dici, "Entra, Re di Gloria"? Ci sarà mai un'occasione migliore? Non hai promessi dieci, quindici, venti, trent'anni fa che avresti servito Dio? Alcuni di voi hanno detto che l'avrebbero fatto una volta spostati e sistemati; altri hanno detto che l'avrebbero servito quando sareste riusciti a mettere a posto la vostra vita. Lo avete fatto? Sapete che ci sono tre passi per raggiungere la perdizione; permettetevi di elencarvi i loro nomi. Il primo è la noncuranza. Basta che un uomo si ostini a rifiutare la salvezza, per essere perduto per l'eternità. Alcune persone dicono: "Che cosa ho fatto!". Se rifiuti la salvezza, sarai perduto. La nostra vita è come un fiume che corre veloce verso una grande cascata. Raggiungerla significa morire. Perché ciò avvenga non è necessario capovolgere la barca; basta anche solo lasciare i remi e incrociare le braccia e non curarsi di niente. Così è per gli uomini che incrociano le braccia nella vita rifiutando la salvezza. Il secondo passo è il rifiuto. Se vi incontrassi alla porta e vi facessi questa domanda, mi direste: "Non stanotte, signor Moody, non stanotte"; e se io vi ripetessi: "Insisto perché accettiate di entrare nel Regno di Dio ed essere salvati", potreste educatamente rifiutare: "Non diventerò un Cristiano stanotte, grazie; so che dovrei, ma non stanotte". L'ultimo passo è il disprezzo. Alcuni tra voi sono già giunti su questo che è il gradino più basso della scala. Disprezzate Cristo. Lo odiate, odiate la Cristianità; detestate le persone più care di questo mondo, gli amici più cari che potreste mai avere; e se vi offrissi una Bibbia, la gettereste via. Oh, voi che disprezzate! Presto sarete in un altro mondo. Ravvedetevi ora e volgetevi a Dio. Ora, dove ti trovi amico: forse stai trascurando, rifiutando, o disprezzando? Fai attenzione: sono molti quelli che sono perduti per sempre già al primo passo; muoiono nella noncuranza. E molti sono coloro che non hanno accettato il Signore, ma lo rifiutano. E infine, molti sono quelli che disprezzano la salvezza. Solo pochi anni fa la trascuravano, poi l'hanno rifiutata; e ora disprezzano la Cristianità e Cristo. Odiano il suono delle campane delle chiese; odiano la Bibbia e i Cristiani; maledicono il suolo stesso sul quale camminano. Ma solo un passo ancora e scompaiono per sempre nelle tenebre. Oh voi che disprezzate, vi è posta davanti la vita e la morte; quale scegliete? Quando Pilato aveva Cristo in suo potere, disse: "Che volete dunque che faccia di lui?" e la folla gridò: "Via, via, crocifiggilo!" Giovani, è questo il vostro linguaggio stasera? Direte: "Basta con questo vangelo! Basta con la Cristianità! Basta con le vostre preghiere, i vostri sermoni, gli inni! Non voglio Cristo"? O sarete saggi e direte: "Signore Gesù, voglio Te, ho bisogno di Te, desidero Te"? Oh, possa Dio spingervi a una tale decisione!
12 nov, 2023
IL QUASI CRISTIANO di George Whitefield (1714-1770) "Per poco non mi persuadi a diventar cristiano" (Atti 26:28). Il capitolo da cui è tratto questo verso contiene il mirabile resoconto di Paolo sulla sua meravigliosa conversione dal Giudaismo al Cristianesimo, narrato davanti a re Agrippa e a Festo, un governatore dei Gentili, quando fu da questi chiamato per parlare a sua difesa. Il nostro benedetto Signore aveva da tempo predetto che quando il Figliuol dell'uomo sarebbe stato innalzato, i Suoi discepoli sarebbero stati condotti davanti a re e governatori "per servire di testimonianza davanti a loro e ai pagani" (cfr. Matteo 10:18; Luca 21:12). E molto buono fu il piano dell'infinita saggezza di Dio nell'aver così disposto, in quanto la Cristianità è sempre stata fin dal principio la dottrina della Croce; e i prìncipi e i governatori della terra avevano un concetto troppo alto di sé per lasciarsi istruire da insegnanti tanto infimi ai loro occhi, o per lasciarsi disturbare da verità tanto scomode. E dunque sarebbero per sempre restati stranieri a Gesù Cristo, e a Lui crocifisso, se l'apostolo, essendo stato condotto davanti a loro, non avesse colto l'occasione di parlare loro di Gesù e della Sua resurrezione. Paolo sapeva bene che era questo il motivo principale per il quale il suo benedetto Maestro aveva permesso che i suoi nemici lo accusassero e lo conducessero davanti ai tribuni e al re; e dunque, secondo la volontà divina, Paolo non si limitò a parlare a sua difesa, ma allo stesso tempo cercò di convertire i suoi giudici. E fece questo con tale dimostrazione di spirito e forza, che Festo, non volendo farsi convincere da quella potente testimonianza, gridò a gran voce: "Paolo, tu vaneggi; la molta dottrina ti mette fuori di senno" (Atti 26:24). Al che il coraggioso apostolo (come un vero seguace del santo Gesù) replicò con mansuetudine: "Non vaneggio, eccellentissimo Festo; ma pronunzio parole di verità, e di buon senno" (verso 25). Ma con tutta probabilità, vedendo che il re Agrippa era stato colpito dalle sue parole, e osservando in lui un'inclinazione a conoscere la verità, cercò di parlare a lui in particolare. "Il re, al quale parlo con franchezza, conosce queste cose; perché sono persuaso che nessuna di esse gli è nascosta; poiché esse non sono accadute in segreto" (verso 26). E dunque, nella speranza che possa completare in lui la conversione desiderata, con inimitabile oratoria si rivolge a lui ancor più da vicino: "O re Agrippa, credi tu nei profeti? Io so che ci credi" (verso 27). Al che i sentimenti del re lo spinsero a dichiarare apertamente di essere stato toccato dalla predicazione del prigioniero, e a confessare con ingenuità: "Per poco non mi persuadi a diventar cristiano" (verso 28). Queste parole, prese nel loro contesto, ci forniscono una vivida rappresentazione del diverso modo di accogliere la dottrina presentata da ministri di Cristo come Paolo, da parte degli uomini dei nostri giorni. Poiché nonostante essi, come questo grande apostolo, pronunciano "parole di verità e di buon senno" , e con tale forza e potenza che i loro avversari non possono contraddire o resistere, troppi sono come il nobile Festo, o troppo pieni di sé per accettare degli insegnamenti, o troppo sensuali, o troppo noncuranti, o hanno una mente troppo carnale per accettare la dottrina, e dunque trovano scuse, gridando come Festo: "tu vaneggi; la molta dottrina (o, ciò che è più importante, la molta carità) ti mette fuori di senno" . Ma comunque, sia benedetto Dio! Non tutti rifiutano di credere alla nostra testimonianza; eppure tra quelli che accettano con allegrezza la parola e che confessano che abbiamo pronunciato parole di verità e di buon senno, sono così pochi quelli che arrivano a superare il grado di compunzione mostrato da Agrippa, così pochi quelli che arrivano ad essere persuasi ad essere più che "quasi Cristiani", che non posso fare a meno di credere che sia assolutamente necessario avvertire le care persone che mi ascoltano dei pericoli di una tale condizione. E perciò, dalle parole del testo che stiamo considerando, considererò queste tre cose: PRIMO, che cosa significa essere quasi Cristiano. SECONDO, quali sono i motivi principali per cui così tante persone non sono altro che quasi Cristiani. TERZO, considererò l'inutilità, il pericolo, l'assurdità, e l'angoscia che attendono coloro che sono solo dei quasi Cristiani; e concluderò con un'esortazione generale affinché tutti ci sforziamo a non essere solo quasi Cristiani, ma Cristiani completi. E dunque, come prima cosa, considererò cosa significa essere quasi Cristiano. Un quasi Cristiano, se lo consideriamo rispetto ai suoi doveri verso Dio, è una persona divisa tra due opinioni; vacilla tra Cristo e il mondo; vorrebbe riconciliare Dio e Mammona, la luce e l'oscurità, Cristo e Belial. È vero, ha un'inclinazione verso la religione, ma è molto cauto a non addentrarsi troppo in essa: il suo cuore falso grida in continuazione: "risparmiati, non farti alcun male". Costui prega: "Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo" (Matteo 6:10), ma nonostante ciò la sua ubbidienza è solo parziale; egli accarezza la speranza che Dio non sarà tanto severo da ricordare tutte le sue mancanze volontarie, sebbene un apostolo ispirato disse che "chiunque infatti osserva tutta la legge, ma la trasgredisce in un punto solo, si rende colpevole su tutti i punti" (Giacomo 2:10). Ma principalmente, si tratta di una persona che dipende molto dalle pratiche esteriori, e sulla base di esse reputa se stesso giusto, disprezzando gli altri, nonostante egli sia estraneo alla vita divina proprio come tutte le altre persone incredule. In breve, è attaccato alla forma, ma non ha mai sperimentato la potenza della grazia nel suo cuore. Va avanti anno dopo anno, seguendo le abitudini e i riti religiosi, ma, come le vacche magre del sogno di Faraone, stanno sempre peggio e non meglio. Se considerate questa persona rispetto ai suoi vicini, riconoscerete che si tratta di una persona che osserva la giustizia in tutto; ma ciò non procede dall'amore per Dio o per il prossimo, ma solo da un principio di amor proprio: egli sa che la disonestà può rovinare la sua reputazione, e di conseguenza i favori che riceve nel mondo. È una persona che dipende molto dall'essere giusto a modo suo, e si accontenta della coscienza di non aver fatto danno a nessuno, sebbene legga nel Vangelo che i servi inutili saranno gettati "nelle tenebre di fuori" (cfr. Matteo 25:30), e che il fico sterile fu maledetto e si seccò fin dalle radici (cfr. Marco 11:20-21), non per aver portato un cattivo frutto, ma per non averlo portato affatto. Non è avverso a fare opere di bene in pubblico, purché non debbano essere fatte troppo frequentemente: ma non è avvezzo alla pratica di visitare i malati e i carcerati, di vestire coloro che non hanno di che coprirsi, e di sfamare gli affamati senza mettersi in mostra. Pensa che tutte queste cose appartengono solo al clero, sebbene il suo cuore falso gli dica che nient'altro che l'orgoglio lo trattiene dal praticare questi atti di umiltà; e che Gesù Cristo, nel capitolo 25 del libro di Matteo, condanna le persone alle sofferenze eterne non soltanto perché siano fornicatori, ubriachi, o estorsori, ma per aver rifiutato di fare quelle opere di carità:  "Allora egli dirà ancora a coloro che saranno a sinistra: 'Andate via da me maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Poiché ebbi fame e non mi deste da mangiare, ebbi sete e non mi deste da bere, fui forestiero e non mi accoglieste, ignudo e non mi rivestiste, infermo e in prigione e non mi visitaste'. Allora anche questi gli risponderanno, dicendo: 'Signore, quando ti abbiamo visto affamato, o assetato, o forestiero, o ignudo, o infermo, o in prigione e non ti abbiamo soccorso?'. Allora egli risponderà loro dicendo: 'in verità vi dico: tutte le volte che non l'avete fatto a uno di questi minimi, non l'avete fatto neppure a me. E questi andranno nelle pene eterne'" (Matteo 25:41-46). Ho ritenuto opportuno citarvi l'intero passaggio della Scrittura, poiché il nostro Salvatore vi attribuisce particolare importanza; eppure viene preso in considerazione così poco spesso, che se dovessimo giudicare dalla pratica della maggior parte dei Cristiani, si sarebbe tentati di pensare che non esistono questi insegnamenti nella Bibbia. Ma procediamo a descrivere il carattere del QUASI CRISTIANO. Consideriamolo rispetto a se stesso: come abbiamo detto, se lo confrontiamo con i suoi vicini appare una persona onesta, ed è sobrio anche rispetto a se stesso; ma sia la sua onestà che la sua sobrietà procedono dallo stesso principio di un falso amor proprio. È vero, egli non corre negli eccessi di ribellione con gli altri uomini; ma non lo fa per ubbidienza alle leggi di Dio, bensì lo fa o perché per carattere non apprezza la smoderatezza, o per timore di perdere la propria reputazione, o di fare cose sconvenienti che possano danneggiare i propri affari materiali. Ma nonostante la sua prudenza nell'evitare la smoderatezza e gli eccessi, per le ragioni appena menzionate, costui si dirige sempre verso gli estremi di ciò che è ammesso. È vero, non è un ubriacone; ma non ha ABNEGAZIONE CRISTIANA. Non ammette il pensiero che il nostro Salvatore sia un Maestro tanto severo da negarci di poter indulgere in alcuni particolari: e per questo è privo di un senso della vera religione allo stesso modo di quelli che vivono nella depravazione o in altri crimini. Nel mettere in pratica i suoi principi egli è guidato più dal mondo che dalla Parola di Dio: da parte sua, non riesce a concepire che la via del paradiso sia poi così stretta; e quindi non segue tanto gli insegnamenti della Scrittura, quanto piuttosto cosa dicono e fanno gli uomini che si dicono giusti, o cosa si adatti maggiormente alle sue inclinazioni corrotte. Per questo, egli non è solo molto cauto verso se stesso, ma lo è anche verso i nuovi convertiti, i cui volti sono rivolti verso il cielo; e, parlando loro da parte del diavolo, cerca di convincerli a risparmiare se stessi, sebbene essi non facciano più di quello che la Scrittura chiede loro di fare. Come conseguenza, "non vi entrano loro, né lasciano entrare quelli che cercano di entrare" (cfr. Matteo 23:13). In questo modo vive il quasi Cristiano: non posso dire di avervelo descritto appieno; ma da questi esempi e descrizioni del suo carattere, se le vostre coscienze non sono addormentate e hanno applicato il discorso ai vostri cuori, temo che alcuni tra voi si riconoscano in alcuni dei tratti descritti, per quanto odiosi; e dunque non posso che sperare che vi unirete all'apostolo nelle parole da lui pronunciate nel verso immediatamente seguente, e preghiate che possiate diventare anche voi non solo in parte, ma Cristiani completi. Passerò ora al secondo argomento proposto, cioè considerare le ragioni per cui così tante persone non sono altro che quasi Cristiani. E il primo motivo che voglio menzionare è che sono in molti a esporre false nozioni religiose; sebbene vivano in un paese cristiano, non sanno cosa sia la Cristianità. Questo forse può essere reputato da alcuni un "parlare duro", ma dall'esperienza purtroppo se ne evince la sincerità; poiché alcuni dicono che la religione consista nell'appartenere a questa o a quella chiesa; molti dicono che consista nella moralità; la maggior parte ritiene che consista nel praticare dei doveri secondo un certo modello di esecuzione; e pochi, molto pochi, riconoscono che consiste in quello che realmente è, e cioè un cambiamento profondo nella propria natura, una vita divina, una partecipazione vitale di Gesù Cristo, un'unione dell'anima con Dio; cosa che l'apostolo esprime quando dice: "Chi si unisce al Signore è uno spirito solo con lui" (1 Corinzi 6:17). Perciò accade che molti, anche i praticanti più istruiti, quando ci si trova a conversare con loro dell'essenza, la vita, l'anima della religione, intendo la nostra nuova nascita in Gesù Cristo come insegnata dal Vangelo, si confessano ignoranti sulla materia, e come Nicodemo esclamano: "Come possono accadere queste cose?" (cfr. Giovanni 3:9). Non c'è da meravigliarsi, dunque, che così tanti siano solo quasi Cristiani, quando così tante persone non sanno cosa sia la Cristianità: non c'è da meravigliarsi che così tanti seguano solo la forma religiosa, essendo in realtà estranei alla potenza della grazia; o che si accontentino della sua ombra, conoscendo così poco della sua sostanza. E questo è uno dei motivi per cui così pochi sono veri Cristiani. Un secondo motivo che è causa del fatto che molti non sono altro che quasi Cristiani è una servile paura degli uomini: ci sono state e ci sono moltitudini di persone qui che, risvegliate alla percezione della vita divina, hanno gustato e sentito la potenza del mondo a venire; ma per un peccaminoso timore di essere additati o condannati dagli uomini per questa fede, hanno lasciato svanire quella vita. È vero, hanno della stima per Gesù Cristo; ma, come Nicodemo, vanno a lui solo di notte, nell'ombra: vogliono servirlo, ma in segreto, per timore del giudizio degli uomini: hanno in cuore di vedere Gesù, ma non riescono a raggiungerlo a causa della folla, e per paura di essere derisi, e ridicolizzati da quelle stesse persone con le quali siedono a tavola per mangiare. Ben profetizzò il nostro Salvatore di tali persone, dicendo: Come potete amarmi, voi che prendete gloria gli uni dagli altri? Ahimè! Non hanno mai letto che "l'amicizia del mondo è inimicizia verso Dio?" (Giacomo 4:4) ? E che il nostro Signore stesso ha detto: "Perché chi si vergognerà di me e delle mie parole, in mezzo a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo, con i santi angeli" (Marco 8:38) ? Non c'è da meravigliarsi se così tante persone non sono altro che quasi Cristiani, dato che così tanti hanno preferito "la gloria degli uomini alla gloria di Dio" (Giovanni 12:43). Un terzo motivo per il quale molti sono nient'altro che quasi Cristiani è che nei loro cuori regna l'amore per il denaro. Questo era il caso pietoso di quel giovane di cui leggiamo nel Vangelo, che andò correndo verso il nostro benedetto Signore, e inginocchiatosi davanti a Lui, chiese: "cosa devo fare per ereditare la vita eterna?" (Marco 10:17); al che il nostro benedetto Maestro rispose: "Tu conosci i comandamenti: 'Non commettere adulterio. Non uccidere. Non rubare. Non dire falsa testimonianza. Non frodare. Onora tuo padre e tua madre'" (verso 19). Allora il giovane rispose: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia fanciullezza" (verso 20). Ma quando il nostro Signore gli disse: "Una cosa ti manca; va', vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri", "egli, rattristato da quella parola, se ne andò dolente, perché aveva molti beni" (versi 21-22). Povero giovane! Aveva in cuore di diventare un Cristiano, e di ereditare la vita eterna, ma reputò troppo caro il prezzo per riceverla, trattandosi di donare i suoi beni! E così oggigiorno molti, sia giovani che anziani, vengono correndo per adorare il nostro benedetto Signore in pubblico, e si inginocchiano davanti a Lui in privato, e chiedono al Suo Vangelo cosa devono fare per ereditare la vita eterna: ma quando comprendono che devono rinunciare a godere delle ricchezze, e che devono abbandonare tutte le cose cui sono affezionati, gridano: "Signore perdonami in questa cosa! Ti prego, abbimi per scusato". Il cielo è dunque una sciocchezza tanto piccola agli occhi degli uomini, da non valere più di un po' di terra dorata? La vita eterna è per essi un acquisto troppo costoso, da non meritare la rinuncia temporanea a poche ricchezze transitorie? Evidentemente è così. Ma per quanto tale comportamento sia inconsistente, questo amore smodato per il denaro è chiaramente la comune e fatale causa del fatto che molti siano solo quasi Cristiani. L'amore per i piaceri non è un motivo meno comune o meno fatale per cui molti sono nient'altro che quasi Cristiani. Migliaia, decine di migliaia sono coloro che disprezzano le ricchezze e vorrebbero volontariamente essere dei veri discepoli di Gesù Cristo, se abbandonare i propri averi li rendesse tali; ma quando viene loro ricordato che il nostro benedetto Signore ha detto: "Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso" (Matteo 16:24), essi, come il giovane di cui abbiamo parlato prima, se ne vanno dolenti, perché hanno un amore troppo grande per i piaceri dei sensi. Forse chiameranno dei ministri di Cristo, come Erode fece con Giovanni (cfr. Marco 6:20), e li ascolteranno volentieri: ma toglietegli la loro Erodiade, ditegli che devono lasciare quel piacere o quella passione cui sono così attaccati; e come il malvagio Acab grideranno: "Mi hai trovato, nemico mio?" (1 Re 21:20). Parlategli della necessità della mortificazione e dell'abnegazione, e sarà per loro difficile come se aveste detto loro "tagliati la mano destra, o cavati l'occhio destro" . Essi non concepiscono che il nostro benedetto Signore possa chiederci tanto, sebbene un apostolo ispirato ci abbia comandato: "Fate dunque morire le vostre membra che sono sulla terra" (cfr. Colossesi 3:5); e quello stesso apostolo, che aveva convertito migliaia di persone, ed era quasi giunto alla fine della corsa, dichiarò quale pratica seguisse quotidianamente: "disciplino il mio corpo e lo riduco in servitù perché, dopo aver predicato agli altri, non sia io stesso riprovato" (1 Corinzi 9:27). Ma alcuni uomini vorrebbero reputarsi più saggi di questo grande apostolo, e illustrarci quella che loro falsamente credono essere la via più facile per raggiungere la gioia. Vorrebbero adularci facendoci credere di poter andare in cielo senza rinunciare ai nostri appetiti sensuali, ed entrare per la porta stretta senza combattere contro le nostre inclinazioni carnali. E questo è un altro motivo per cui così tante persone sono solo quasi, ma non del tutto, Cristiani. Il quinto e ultimo motivo che voglio illustrare, come causa del fatto che molti sono solo quasi Cristiani, è una volubilità e instabilità di temperamento. Senza dubbio, una disgrazia che molti ministri e credenti sinceri hanno incontrato, è quella di iniziare nello Spirito, ma dopo un po' cadere, e finire nella carne; e questo, non per mancanza delle giuste nozioni religiose, né per un servile spirito di timore dell'uomo, né per amore del denaro, o dei piaceri dei sensi, ma a causa della volubilità e dell'instabilità del loro carattere. Hanno volto la loro attenzione alla religione solo come novità, come un qualcosa che potesse soddisfarli per un po' di tempo; ma, una volta che la loro curiosità è stata soddisfatta, l'hanno messa da parte: come il giovane che venne a vedere Gesù, vestito di abiti di lino, essi Lo hanno seguito per un periodo, ma quando sono arrivate le tentazioni su di loro, per mancanza di risolutezza si sono lasciati derubare di tutte le loro buone intenzioni, e sono corsi via nudi. Inizialmente, come alberi piantati in riva a un fiume, sono cresciuti e sono fioriti per un periodo; ma non avendo radici in sé, non possedendo un principio di santità e carità, presto si sono seccati e avvizziti (cfr. Luca 8:5 e segg.). Le loro buone intenzioni assomigliano troppo ai movimenti violenti di un animale che viene ammazzato; sebbene impetuosi, hanno breve durata. In breve, cominciano bene il loro cammino verso il cielo, ma quando si accorgono che la strada è più stretta o più lunga di quanto si aspettavano, a causa della loro indole instabile si fermano per sempre, e così "il cane è tornato al suo vomito, e: la scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango" (2 Pietro 2:22). Ma io tremo nel pronunciarmi sul destino di questi Cristiani instabili che, dopo aver messo mano all'aratro, per mancanza di un po' più di determinazione, guardano indietro a loro vergogna (cfr. Luca 9:62). Come farò a ripetere loro quella terribile sentenza, "se si tira indietro l'anima mia non lo gradisce" (Ebrei 10:38), e ancora, "[quelli] che sono stati una volta illuminati, hanno gustato il dono celeste, sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo, e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, se cadono, è impossibile riportarli un'altra volta al ravvedimento" (Ebrei 6:4-6). Ma nonostante il Vangelo sia tanto severo verso gli apostati, molti che hanno iniziato bene, per il loro carattere incostante (oh, che nessuno di coloro che sono qui presenti sia così) finiscono nel numero di quelli che si tirano indietro a loro perdizione. E questo è il quinto ed ultimo motivo che elencherò per cui così tanti sono solo quasi, ma non del tutto, Cristiani. Procederemo ora ad esaminare il terzo punto proposto: considereremo cioè la follia di essere solo quasi Cristiani. E il primo effetto della follia di tale comportamento è l'impossibilità di essere salvati. È vero, queste persone sono quasi rette; ma centrare quasi il bersaglio significa mancarlo. Dio richiede da noi che lo amiamo "con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima, con tutta la nostra mente e con tutta la nostra forza" (cfr. Marco 12:30; Deuteronomio 6:5). Egli ci ama troppo per permettere qualunque rivalità; poiché, più i nostri cuori sono vuoti di Dio, più sono pieni di tristezza. Il diavolo, infatti, come la falsa madre che si presentò davanti a Salomone (cfr. 1 Re 3:17), vorrebbe che i nostri cuori fossero divisi, come quella donna chiedeva che fosse fatto per il bambino; ma Dio, come la vera madre, voleva tutto o niente. "Figlio mio, dammi il tuo cuore" (Proverbi 23:26), tutto il tuo cuore; questa è la chiamata che viene rivolta a tutti: e se ciò non viene fatto, non potremo mai aspettarci la misericordia divina. Le persone possono giocare a fare gli ipocriti, ma Dio nel gran giorno del giudizio li abbatterà con la morte, come fece ad Anania e a Saffira (cfr. Atti 5:1-11) per bocca del Suo servitore Pietro; poiché fingono di offrirgli tutto il loro cuore, ma in realtà gran parte la tengono per sé. Forse possono illudere i loro simili per un tempo; ma Colui che diede ad Ahijah la capacità di gridare "Entra pure, moglie di Geroboamo" (1 Re 14:6), smascherando la donna che, fingendosi un'altra, era venuta a consultarlo per avere notizie su suo figlio che era malato, lo stesso Dio svelerà anche le loro più astute dissimulazioni; e se i loro cuori non appartengono completamente a Lui, essi avranno la stessa sorte degli ipocriti e degli increduli. Ma, come seconda cosa, quello che rende una "mezza devozione" ancora più inescusabile è il fatto che essa non solo è insufficiente alla loro stessa salvezza, ma anche pericolosa per quella degli altri. Un quasi Cristiano è una delle creature più dannose del mondo; è un lupo vestito da agnello; è uno di quei falsi profeti di cui il nostro benedetto Signore ci ha parlato, nel sermone sul monte: uno di quelli che cercano di persuadere le persone che la via per il cielo è più larga di quanto è in realtà; e dunque, come è stato osservato prima, "non vi entrano loro, né lasciano entrare quelli che cercano di entrare" (cfr. Matteo 23:13). Questi, questi sono gli uomini che corrompono il mondo con uno spirito Laodiceano di tiepidezza, che accendono false luci, facendo naufragare le anime ignare che sono in cammino verso la meta. Essi sono per la croce di Cristo dei nemici peggiori degli infedeli: poiché gli increduli sono ben conosciuti; ma un quasi Cristiano, con subdola ipocrisia, attrae molti a sé; e dunque deve aspettarsi di ricevere per questo maggiore dannazione. Come terza cosa, non solo ciò è dannoso per noi e per gli altri, ma è anche il massimo esempio di ingratitudine che possiamo esprimere al nostro Signore e Maestro Gesù Cristo. Poiché Egli è venuto dal cielo e ha sparso il Suo prezioso sangue per acquistare questi nostri cuori; e noi gliene vogliamo dare solo metà? Oh, come possiamo affermare di amarLo, quando i nostri cuori non sono uno con Lui? Come possiamo chiamarlo nostro Salvatore, quando non ci sforziamo sinceramente di essere approvati da Lui, affinché Egli veda il frutto del travaglio dell'anima sua e ne sia soddisfatto (cfr. Isaia 53:11) ? Supponiamo, per esempio, che qualcuno tra noi abbia acquistato un servo per una gran somma di denaro, e che questo servo prima di essere acquistato abbia vissuto nella povertà e nel dolore più estremi, e che sarebbe rimasto in quelle condizioni se non l'avessimo preso in casa nostra; supponiamo anche che, qualche tempo più tardi, questo servo diventasse ribelle, o che si rifiutasse di eseguire più di metà dei suoi doveri; quanto, quanto potremmo rimproverarlo per la sua vile ingratitudine! E questo servo meschino sei tu, o uomo, che ti riconosci redento dall'infinita e inevitabile miseria e punizione eterna grazie alla morte di Gesù Cristo, eppure non dai tutto te stesso a Lui. Ci comporteremo noi con Dio il nostro Creatore in un modo col quale non tratteremo neppure un uomo nostro simile? No, Dio ce ne guardi! Permettetemi, dunque, di aggiungere un paio di parole di esortazione per voi, per incitarvi a non essere solo quasi, ma del tutto Cristiani. Oh, che noi possiamo disprezzare ogni comportamento vile e sleale verso il nostro Re e Salvatore, il nostro Dio e Creatore. Non attraversiamo delle tribolazioni durante la nostra vita per poi gettarci nell'inferno alla fine. Diamo a Dio tutto il nostro cuore, e non restiamo un attimo di più divisi tra due scelte: se il mondo è Dio, serviamolo; se il piacere è Dio, serviamolo; ma se il Signore è Dio, serviamo, oh, serviamo soltanto Lui! Perché, perché dovremmo aspettare ancora? Perché amare la schiavitù, al punto di non rinunciare completamente al mondo, alla carne, e al diavolo, che con tante catene spirituali lega le nostre anime, impedendo loro di arrivare a Dio? Ahimè! Di cosa abbiamo paura? Dio non è forse in grado di ricompensare la nostra completa ubbidienza? Se lo è, perché non Lo serviamo appieno? Per lo stesso motivo per cui facciamo tanto, perché non facciamo di più? O pensate che essere religiosi solo per metà vi renderà felici, ma andando oltre vi ritroverete miserabili e infelici? Oh, questo, miei fratelli e sorelle, è un inganno: perché questa mezza devozione, questo vacillare tra Dio e il mondo, che rendono così tante persone, all'apparenza ben disposte, dei completi estranei alle consolazioni della fede? Essi seguono la religione solo fino al punto in cui essa disturba le loro concupiscenze, e seguono le loro concupiscenze fino al punto di essere da queste private delle consolazioni della religione. Se invece, al contrario, abbandonassero sinceramente ogni cosa a cui sono legati, e dessero i loro cuori interamente a Dio, sperimenterebbero allora (e non prima di allora) l'inesprimibile gioia di avere una mente in armonia con se stessi, e una tale pace con Dio, che sorpassa ogni conoscenza, e alla quale essi erano stati estranei prima di allora. È vero, se dedichiamo tutti noi stessi interamente a Dio, dovremo affrontare il disprezzo degli uomini; ma esso è necessario a guarirci dal nostro orgoglio. Dobbiamo rinunciare alle gioie dei sensi, perché essi ci impediscono di ricevere quelli spirituali, che sono infinitamente migliori. Dobbiamo rinunciare all'amore del mondo; e questo perché possiamo essere riempiti dell'amore di Dio: e quando esso avrà allargato i nostri cuori, noi, come Giacobbe quando servì per amore della sua amata Rachele (cfr. Genesi 29:20), non reputeremo nulla troppo difficile da sopportare, né ci sarà sofferenza troppo dura da attraversare, per l'amore che allora avremo per il nostro caro Redentore. Così facili, così piacevoli saranno le vie di Dio anche in questa vita: ma quando ci libereremo di questi corpi, e le nostre anime saranno ripiene di tutta la pienezza di Dio, oh, quale cuore può concepire, quale lingua può esprimere con quale ineffabile gioia e consolazione guarderemo indietro ai giorni passati di sincero e umile servizio per il Signore. Pensate allora, miei cari che mi ascoltate, che ci pentiremo di aver fatto troppo? O piuttosto non pensate che ci vergogneremo di non aver fatto di più, e arrossiremo per essere stati così restii ad arrenderci completamente a Dio, sapendo che in futuro Lui voleva darci Se stesso per l'eternità? Permettetemi, dunque, di concludere, esortandovi, fratelli e sorelle, ad avere sempre davanti ai vostri occhi l'ineffabile felicità di rallegrarvi in Dio. E ricordate che ogni minima parte di santificazione che trascurate, è un gioiello mancante nella vostra corona, un grado inferiore di benedizione eterna quando saremo davanti a Dio. Oh! Pensate e agite sempre così, e non starete più a cercare di conciliare le cose di Dio con quelle mondo; ma, al contrario, sforzatevi quotidianamente di dare sempre di più voi stessi a Lui; e sarete sempre vigili, sempre in preghiera, sempre aspiranti ai più alti livelli di purezza e di amore, e conseguentemente vi preparerete per una sempre maggiore rivelazione dell'amore di Dio, nella cui presenza c'è gioia completa, e alla cui destra vi è la felicità eterna. Amen! Amen!
04 nov, 2023
Il prossimo 25 Novembre alle ore 18:00 si celebrerà, presso il nostro locale, il culto di battesimi. In ubbidienza all'insegnamento della Bibbia celebriamo questo evento a persone adulte che hanno fatto l'esperienza biblica della nuova nascita (Giovanni 3:1-7) e che hanno deciso di seguire Gesù ed i suoi insegnamenti per il resto della loro vita. E' per noi un evento importante ed una gioia celebrare un culto di battesimi e, se volete saperne di più e volete approfitarne per venirci a trovare siete invitati a partecipare! Vi aspettiamo !
02 nov, 2023
Scriveva La Bruyere Jean: “Per l’uomo ci sono tre avvenimenti: nascere, vivere, morire. Non ci si accorge di nascere, si soffre per morire e ci si dimentica di vivere”. C’e' pero' una nascita di cui siamo ben consapevoli fin da principio, ed e' la salvezza in Cristo. La nuova nascita di cui parlo' Gesu' alla samaritana e a Nicodemo, che determina l’esperienza della salvezza, e' successiva al ravvedimento, che possiamo definire come le doglie della donna che sta per mettere al mondo una nuova creatura. Una conversione “indolore” che non sia preceduta dalla consapevolezza del proprio peccato, dal dolore per aver offeso la Santita' di Dio e dalla comprensione che la nostra natura umana e' ribelle e incapace di porre in atto i Suoi Comandamenti, questo tipo di conversione dunque e' soltanto una farsa, una menzogna, una simulazione. LA NUOVA NASCITA: UNA NUOVA VISIONE INTORNO ALL’AMORE Scriveva Mounier nel suo Trattato del carattere: “L’occidente sembra invaso da una lenta morte di Dio. Non e' forse che un crepuscolo degli idoli onde aveva nascosto il vero volto di Dio?” Cosi' il problema della vita spirituale e' precisamente quello di riscoprire il vero volto di Dio, non sulle icone, non sull’immaginazione di pittori anche famosi, che si sforzano di raffigurarci il tormento della “passione”, ma riscoprire il vero volto di Dio significa semplicemente essere pervasi dall’amore di Dio, poiche' “Dio e' amore”. Nella prima epistola di Giovanni 4:8, leggiamo: “Chi non ama non ha conosciuto Iddio; perche' Dio e' amore”. L’amore di Dio e' dunque il vero motore spirituale che fa superare ostacoli anche apparentemente insormontabili quali l’inquietudine, la malinconia definita dallo stesso Mounier “la malattia che uccide il desiderio”, la sfiducia, la depressione, la disperazione l’ultimo traguardo di una vita priva di passione e di desiderio. L’amore e' una forza misteriosa che trasforma il nostro piccolo mondo inquieto, chiuso, pieno di egoismo, individualismo, tornaconto e profitto, in un universo piu' stabile, consapevole. Il calore e la forza dell’amore e' il vero calore di Dio. LA NUOVA NASCITA: UNA NUOVA VISIONE DI NOI STESSI Gesu' racconta la parabola del pubblicano che sale al Tempio per pregare. Questi non osa neanche alzare gli occhi al cielo, ma con una breve espressione, interrotta da singhiozzi e da lacrime, esclama: “Dio abbi pieta' di me, misero peccatore”. Non e' possibile scoprire la nostra poverta' e la nostra miseria, se non attraverso la luce divina. Il profeta Isaia ha una visione, vede Dio assiso su un alto ed elevato trono. La visione della grandezza di Dio gli rivela la sua intima miseria, e chiede al Signore di purificarlo, poiche' ha scoperto che le sue labbra sono impure. Mose', davanti al pruno ardente, scopre la sua indegnita' e la sua incapacita', ma Dio lo fortifica e gli da' il coraggio di affrontare l’ira di Faraone. L’Apostolo Paolo sulla via di Damasco scopre che fino ad allora aveva perseguitato nei cristiani, Cristo stesso. La sua vita da quel momento avra' un netto e improvviso cambiamento. La visione che abbiamo di noi stessi, senza l’aiuto della grazia, e' sempre una visione errata; il significato che diamo ai valori della vita, e alle nostre stesse azioni, e' sempre un riflesso della nostra incapacita' di distinguere il bene dal male. Scriveva Mounier: “quando la vita dello spirito si ritrae dietro il legalismo, la moralita' appare come un’armatura di principi. Si cade sovente in un falso stato di grazia, una moralita' sonnacchiosa, una moralita' farisaica” Talvolta si è severi nel giudicare gli altri, riguardo quegli stessi peccati di cui non si riesce ad ammettere l'esistenza in sè stessi. E' questa la religiosita' dei puritani, dei moralisti severi e inflessibili. Soltanto in Dio possiamo trovare il perfetto equilibrio tra grazia e moralita', quando cioe' scopriamo che questi due requisiti non sono e non potranno mai formare il nostro patrimonio spirituale, perche' sono completamente incompatibili con la natura umana. Fligende Blatter amava dire sempre queste parole: “La terra e' la sala d’attesa per il viaggio nell’eternità'”. Dobbiamo dunque prepararci e prepararci in Cristo, mentre attendiamo il Suo ritorno, per presentarci un giorno davanti a Lui e non essere rigettati. Che cosa ne pensi, caro lettore? Se non lo hai ancora fatto, in questo momento, dopo che hai letto queste righe, ti esorto a non rimandare la tua scelta per Cristo a domani. Potrebbe essere troppo tardi! Inginocchiati davanti a Dio e invocaLo per l’opera di Cristo e per il Sangue versato sulla croce. Dio non prova piacere nella rovina dell’empio e del peccatore, ma e' nella Sua volonta' di benedire tutti coloro che credono in Lui. Se poi sei gia' un credente, esaminati alla luce della Parola di Dio. Vivi per Lui? Senti di amarLo piu' della tua vita stessa? Oppure metti al primo posto i tuoi programmi, e sei schiavo dei tuoi desideri? Pensaci ora e fai ora la tua scelta.
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